Il Programma nazionale triennale della pesca e dell’acquacoltura

La materia della pesca, che, per la componente marittima, è nella competenza esclusiva dell’Unione europea, ha trovato negli anni la sua disciplina nazionale in una pluralità di testi normativi, non sempre
caratterizzati da organicità e unitarietà di indirizzo.
Il quadro della programmazione nazionale sulla pesca si è andato sviluppando a partire dagli anni ‘70 del secolo scorso, quando con la legge n. 41/1982 fu introdotto, per la prima volta, un meccanismo di governo del settore attraverso il Programma triennale della pesca marittima e dell’acquacoltura che ne individua obiettivi e strumenti.

Ad oggi sono stati adottati i Programmi triennali 2007-2009 (prorogato al 2012), 2013-2015 e 2017-2019 (prorogato a tutto il 2021).

La materia della pesca, che, per la componente marittima, è nella competenza esclusiva dell’Unione europea, ha trovato negli anni la sua disciplina nazionale in una pluralità di testi normativi, non sempre
caratterizzati da organicità e unitarietà di indirizzo.
Il quadro della programmazione nazionale sulla pesca si è andato sviluppando a partire dagli anni ‘70 del secolo scorso, quando con la legge n. 41/1982 fu introdotto, per la prima volta, un meccanismo di governo
del settore attraverso il Programma triennale della pesca marittima e dell’acquacoltura che ne individua obiettivi e strumenti.

Ad oggi sono stati adottati i Programmi triennali 2007-2009 (prorogato al 2012), 2013-2015 e 2017-2019 (prorogato a tutto il 2021).

Il Programma nazionale triennale della pesca e dell’acquacoltura per il triennio 2017-2019, oltre ad essere l’unico strumento programmatico del settore delle produzioni acquatiche nell’ambito della politica agroalimentare italiana, rappresenta anche lo strumento ricognitivo dei risultati conseguiti ai vari livelli nel perseguimento degli obiettivi prefissati nella pregressa programmazione 2013-2015, ed assume, nella fase attuale, una dimensione strategica sia per la ridefinizione delle priorità del sistema pesca-acquacoltura nazionale sia per la valutazione degli impatti sociali, economici ed ambientali che il Programma produrrà.

Ai fini del soddisfacimento degli obiettivi della programmazione 2017-2019, le misure di intervento di carattere gestionale, anche attraverso quanto previsto nel PON/FEAMP, dovranno consistere:
· nella razionalizzazione delle capacità del settore della pesca;
· nelle attività di monitoraggio e ricerca finalizzate alla raccolta dati di tipo quantitativo e qualitativo e alla formulazione di piani di gestione;
· nel contrasto alla cattura di taglie illegali (applicando l’obbligo di sbarco e aumentando la selettività degli strumenti di cattura) e di specie protette o – se sottoposte a piani di gestione – oltre i limiti o le quote consentite;
· sulla cooperazione tra Stati per una gestione sostenibile delle capacità dei rispettivi settori nazionali della pesca;
· nella pianificazione spaziale, basata sugli strumenti innovativi che la ricerca scientifica offre, delle attività di cattura nelle aree di pesca, con la creazione di riserve, ed aree soggette a misure di riduzione dello sforzo temporaneo, per la ricostituzione e tutela degli stock ittici (ZTB), tenendo in debita considerazione le zone di conservazione già esistenti;
· nel contenimento dello sforzo di pesca nella componente dell’attività, con la prosecuzione dei fermi tecnici e temporanei continuativi, anche prescindendo dal sostegno finanziario alle imprese;
· nell’attuazione di attività di sensibilizzazione ed informazione destinate agli operatori del comparto pesca per una migliore gestione del sistema ed esecuzione dei piani in essere;
· nel miglioramento dell’organizzazione di mercato dei prodotti della pesca e dell’acquacoltura e nella promozione dei settori della trasformazione e commercializzazione;
· nel contrasto ad ogni forma di pesca illegale.

Per approfondire