Covid, per 9 imprese su 10 l’economia riparte dai vaccini

16.04.2021

Per 9 imprese su 10 (92%) la massiccia campagna vaccinale per immunizzare gli italiani è la prima condizione per la ripartenza dell’economia con l’uscita dall’emergenza Covid. È quanto emerge dall’indagine dell’Unione europea delle cooperative (Uecoop) sulle imprese a livello nazionale in riferimento alle nuove linee guida del Governo per le riaperture entro il 3 maggio e l’avanzare delle vaccinazioni anche nelle fasce d’età più giovani. Oltre la metà delle realtà produttive prevede che per una ripartenza completa ci vorrà almeno un anno, mentre quasi 1 impresa su 5 (23%) di quelle che pensano ci sarà una ripresa con i vaccini ritiene che l’Italia abbia il potenziale per rimettere in moto tutto in 6 mesi.

Qualche piccolo segnale di speranza viene dall’ultimo report di Bankitalia che registra a febbraio una crescita dei prestiti al settore privato trainata dal balzo del +7,6% di quelli alle società non finanziarie. La campagna vaccinale è considerata così strategica che sono già 170 le cooperative che da nord a sud del Paese si sono messe a disposizione offrendo spazi per allestire “hotspot vaccinali” per immunizzare 500mila persone al giorno. Una operazione da coordinare con Stato, Regioni e uffici sanitari sui territori in modo da garantire la scelta delle strutture più adatte per gestire le vaccinazioni e permettere una più rapida ripartenza del Paese.

Per 1 impresa su 3 (33%) sarà il turismo il primo settore a riprendersi nel corso del 2021 seguito dalla ristorazione (28%) se la massiccia campagna di vaccinazione riuscirà a prendere slancio con una progressiva uscita dell’Italia dall’emergenza Covid secondo l’indagine di Uecoop su un campione nazionale di attività produttive da nord a sud del Paese. Al terzo posto per velocità di ripresa all’interno del sistema economico nazionale ci sono i servizi alle aziende (15%), dalle pulizie alla logistica seguiti dal settore immobiliare (6%). All’ultimo posto (5%) si trovano i comparti di sport e benessere, cultura e spettacolo fra più colpiti dalle chiusure e dalla sospensione dell’attività a causa della pandemia.

Infatti proprio il settore dello sport, fra palestre e centri wellness, ha subito un crack nell’ultimo anno da quasi 9 miliardi di euro, con 120 mila posti di lavoro a rischio in oltre 16mila strutture da nord a sud dell’Italia.  Da quando è scoppiata l’emergenza Covid, il comparto del wellness ha perso quasi il 90% del fatturato annuo con istruttori a casa e macchinari e spazi inutilizzati. Anche in caso di riapertura totale il peso economico della pandemia si farà sentire a lungo, considerato che ci sono da smaltire gli abbonamenti sospesi e non usufruiti a causa delle chiusure obbligate.  Una crisi che ha colpito anche gli oltre 327mila i lavoratori dello spettacolo messi a rischio dalle chiusure di cinema, teatri e concerti con la cancellazione di oltre 7 eventi su 10 (72,6%) nel 2020. La serrata di tutti gli eventi con la spesa franata dell’86,7% ha messo in ginocchio un settore che genera un forte indotto sia in termini di servizi diretti, dalle luci alla vigilanza, sia per il turismo nazionale ed estero.